Appello avverso l’ordinanza emessa all’esito del procedimento sommario di cognizione: si applica il termine lungo di cui all’art. 327 c.p.c.

L’appello contro l’ordinanza decisoria emessa ai sensi dell’art. 702-ter c.p.c., proposto dalla parte rimasta contumace nel processo celebrato con rito sommario oltre il termine di sei mesi, è inammissibile perché tardivo, in quanto trova applicazione il termine lungo di cui all’art. 327 c.p.c.; né tale ordinanza deve essere comunicata al contumace, essendo sufficiente, ai fini del decorso del termine lungo per appellare, il suo deposito, che ne costituisce la pubblicazione ad ogni effetto giuridico.

Di Arianna Di Bernardo -
Cass. 27 giugno 2018, n. 16893 Con l’ordinanza segnalata la Corte di cassazione affronta per la prima volta la questione se, ai fini dell’appello dell’ordinanza conclusiva del procedimento sommario di cognizione, oltre alla norma specifica di cui all’art. 702-quater c.p.c. (che fissa il termine di trenta giorni per l’appello a partire dalla comunicazione del provvedimento, ovvero dalla sua notificazione, se anteriore alla comunicazione), valga anche quella generale dettata dall’art. 327 c.p.c. Il dictumsi colloca nel quadro della crescente tendenza dell’ordinamento processuale a superare, nell’ambito dei riti speciali di cognizione, il regime tradizionale del doppio ordine di. . .