La cittadinanza italiana per discendenza: aspetti teorici e pratici nel caleidoscopio del diritto comparato

Di Giovanni Bonato -

Presso i locali dell’Università La Sapienza di Roma, nel pomeriggio del 21 giugno 2024 si è svolto un importante Convegno dal titolo “La cittadinanza italiana per discendenza: aspetti teorici e pratici nel caleidoscopio del diritto comparato”.

Nato da un’iniziativa congiunta tra l’Università La Sapienza e l’Università Paris Nanterre, il coordinamento scientifico del Convegno è stato affidato ai Professori Diego Corapi, Gianluca Scarchillo e Giovanni Bonato e ha potuto essere organizzato anche grazie al sostegno istituzionale delle due principali associazioni in materia di cittadinanza, ossia: l’AGIS (Associazione Giuristi Iure Sanguinis) e l’AUCI (Avvocati Uniti per la Cittadinanza Italiana).

Nonostante il torrido caldo estivo, che ha fatto da sfondo ad un venerdì pomeriggio di fine giugno romano, l’evento ha contato su un’ampia partecipazione di studiosi, di operatori del settore della cittadinanza (giudici, avvocati e consulenti) e, last but not least, di studenti. Altissima, e forse ancor più rilevante rispetto alla presenza fisica, è stata la partecipazione del pubblico da remoto, con persone che hanno potuto assistere all’evento attraverso il collegamento audiovisivo. Si deve segnalare che se molti utenti erano collegati dall’Italia, tanti lo erano dall’estero e, in particolare, dal Brasile e ciò grazie all’appoggio fondamentale dato dalla Rivista Insieme (nella persona del suo Direttore Dottor Desiderio Peron), che già da parecchi anni contribuisce a divulgare tutti gli eventi in tema di cittadinanza italiana, dando voce ai vari specialisti della materia.

Dopo i saluti istituzionali del Preside della Facoltà di Giurisprudenza, Prof. Oliviero Diliberto, la parola è passata al Prof. Diego Corapi, che ha – magistralmente – aperto i lavori, compiendo un’introduzione sulla cittadinanza italiana, sottolineando l’importanza di condurre un’analisi comparatistica in materia e mettendo in risalto l’importanza di rafforzare i rapporti tra Italia e Brasile, anche alla luce del fenomeno dell’emigrazione italiana in Sud America.

È seguita la brillante relazione del Prof. Gianluca Scarchillo, il quale ha effettuato un panorama giuridico, storico e filosofico dello status civitatis, ricordando anche i vari progetti per introdurre in Italia lo ius culturae e lo ius scholae. Nel corso della sua ricca e approfondita esposizione, Scarchillo ha messo l’accento sulla cittadinanza come fattore di integrazione per giungere ad una società giusta, aperta e pluralista.

È stata poi la volta del Prof. Giovanni Bonato, che ha proposto al pubblico una relazione su “La trasmissione della cittadinanza italiana per discendenza: fondamento ed evoluzione normativa”. Dopo aver opportunamente ricordato le nozioni essenziali sullo status civitatis ed aver tratteggiato il criterio dello ius sanguinis e quello dello ius soli, Bonato ha giustamente preso le mosse dal Code Civil francese del 1804 (fonte di ispirazione per il legislatore italiano del XIX° secolo), per poi passare all’analisi del codice civile del 1865, della Legge n. 555 del 1912 e della Legge n. 91 del 1992. Nella seconda parte della sua relazione, Giovanni Bonato ha passato in rassegna l’evoluzione della giurisprudenza italiana, al cui interno egli rinviene l’esistenza di un vero e proprio favor civitatis a tutela del diritto alla cittadinanza degli italo-discendenti.

Ha proseguito il discorso il Prof. Marcelo Ribeiro do Val, con una relazione incentrata su “La doppia cittadinanza nella prospettiva dell’ordinamento brasiliano”. Nel corso della sua esposizione, lo studioso brasiliano ha realizzato un’analisi approfondita, partendo dalla Costituzione del 1824 per poi ripercorrere tutta l’evoluzione storica e normativa della cittadinanza in Brasile, concentrandosi soprattutto sul fenomeno della bipolidia, la quale caratterizza la posizione giuridica di coloro che sono nati in Sud America e sono, al tempo stesso, discendenti di emigranti italiani.

Terminate le relazioni con un approccio più squisitamente teorico, la parola è stata data ai Giudici, che sono stati chiamati, a più riprese, a tutelare i diritti degli italo-discendenti nei giudizi di riconoscimento della cittadinanza.

In questa direzione, si deve segnalare l’esaustiva e approfondita relazione di Salvatore Laganà, che – nella veste di Presidente del Tribunale di Venezia e di Presidente della Sezione immigrazione e cittadinanza del medesimo Tribunale – si trova a dirigere l’organo giudiziario attualmente più importante in Italia per la tutela dei diritti degli italo-discendenti. Come noto, infatti, la centralità del Tribunale di Venezia nei giudizi di riconoscimento della cittadinanza deriva non solo dall’elevato numero di processi pendenti dinanzi a tale organo, ma anche dalla costante, lodevole e proficua collaborazione tra giudici e avvocati che – in ossequio al principio di collaborazione processuale – sta portando all’elaborazione di un protocollo d’intesa, la cui finalità sarà quella di snellire ed accelerare la definizione del contenzioso. Tale protocollo servirà, sicuramente, da guida per gli altri venticinque Tribunali chiamati a decidere sulle controversie in materia di cittadinanza. Fatta questa piccola digressione sul ruolo del Tribunale di Venezia, ricordiamo che – durante la sua esposizione – Salvatore Laganà ha brillantemente ripercorso il fenomeno dell’emigrazione italiana nei secoli XIX° e XX°, con particolare riferimento agli emigranti nati nel territorio del Veneto, per poi esporre le questioni legate alla trattazione dei giudizi di riconoscimento dello status civitatis, indicando quali sono le soluzioni da seguire per rispettare i principi costituzionali del “giusto” processo (art. 111 Cost.), che partono, innanzitutto, da un aumento del numero di giudici, insieme ad un efficientamento della gestione globale del contenzioso, anche attraverso la cooperazione tra giudici e avvocati. Varie soluzioni organizzative verranno, quindi, adottate a Venezia nei prossimi mesi, al fine di accelerare la definizione del contenzioso in materia di cittadinanza, anche attraverso gli addetti all’ufficio del processo.

Successivamente, il Convegno è andato avanti con l’esposizione di Adele Pezone, la quale – forte della sua amplissima esperienza di Giudice incardinata presso la Sezione immigrazione e cittadinanza del Tribunale di Roma – ha ricordato come tale organo sia riuscito efficacemente a superare l’ondata di ricorsi, proposti nel periodo in cui la competenza territoriale per giudicare le cause di cittadinanza era attribuita unicamente al Tribunale capitolino. Pezone ha, quindi, effettuato un panorama esaustivo e completo di tutta la giurisprudenza degli ultimi decenni, iniziando da quella costituzionale, passando per quella di legittimità e per poi concludere con quella di merito, ricordando i vari tipi di giudizi e distinguendo quelli con discendenza paterna da quelli con discendenza materna. Grazie all’esposizione di Adele Pezone, il pubblico ha potuto constatare come, nell’ultimo decennio a Roma, sia stato possibile garantire l’effettività della tutela dei diritti degli italo-discendenti, rispettando il principio costituzionale della ragionevole durata del processo. Come indicato dalla stessa Pezone, ciò è accaduto grazie al modello organizzativo virtuoso adottato dalla Presidente della Sezione immigrazione e cittadinanza, Dottoressa Luciana Sangiovanni, la quale ha saputo utilizzare – con dovizia e maestria – tutti gli strumenti messi a disposizione dal Tribunale: non solo la magistratura togata e quella onoraria, ma anche il personale dedicato all’ufficio del processo.

In seguito, è stata la volta di Giovanni Calasso (illuminato e innovatore Giudice del Tribunale di Venezia), il quale ha iniziato la propria esposizione diffondendo le note della canzone Alla fiera dell’Est di Angelo Branduardi, allo scopo di sottolineare la necessità di rispettare il principio di sinteticità degli atti processuali, soprattutto all’interno di un contezioso di tipo sostanzialmente ripetitivo, qual è quello in materia di cittadinanza. In ossequio al principio di cooperazione processuale, Calasso ha mostrato un modello per la redazione della parte in fatto del ricorso introduttivo ed è poi passato ad affrontare la questione delle spese nei giudizi di cittadinanza, indicando un tipo di dispositivo sulla irripetibilità delle spese, che è in grado di superare alcune delle difficoltà sorte nella pratica ed, in particolare, quelle problematiche inerenti al rilascio del certificato di passaggio in giudicato, provocate anche dall’applicazione del procedimento semplificato di cognizione (artt. 281 decies e seguenti c.p.c.). La salutare idea – portata avanti da Giovanni Calasso – persegue l’obiettivo di porre fine alla difformità di orientamenti giurisprudenziali in tema di spese giudiziali e alle conseguenti divergenze delle varie cancellerie nazionali in merito al rilascio del certificato di passaggio in giudicato delle sentenze, che riconoscono la cittadinanza dei ricorrenti. Come noto, tali difformità e divergenze disorientano non poco gli avvocati e i vari operatori del diritto, creando innumerevoli difficoltà pratiche che vanno a ritardare ancor di più la concessione della tutela giurisdizionale dello status civitatis, in violazione ai principi costituzionali sul “giusto” processo.

Infine, ha chiuso la parte delle relazioni l’Avv. Mariastella Urbini che – grazie alla sua grande esperienza – ha autorevolmente esposto tutti gli “Aspetti critici dei procedimenti amministrativi e di esecuzione della sentenza in materia di cittadinanza per discendenza”. In questa direzione, Urbini ha ricordato tutte le difficoltà che sorgono quotidianamente nella fase esecutiva e ha proposto proficue e ragguardevoli soluzioni, per la risoluzione dei problemi che caratterizzano tale momento processuale.

La parola è poi passata a studiosi e dottorandi che hanno effettuato alcuni interventi, tra cui ricordiamo: Monica Restanio, Alessandro Imperia, Marco Mellone, Antonio Maria Quondamstefano e Alessandro Schioppa. Hanno, infine, partecipato al dibattito anche Walter Petruzziello e Claudia Antonini.

Da ultimo, la parola è tornata al Prof. Corapi, il quale ha realizzato una relazione finale di sintesi, riprendendo il tema del fenomeno dell’emigrazione italiana in Sud America, per poi chiudere i lavori insieme agli altri due coordinatori scientifici del Convegno (Bonato e Scarchillo). I tre coordinatori hanno sottolineato che il Convegno del 21 giugno è, in realtà, il punto di partenza di un progetto più ampio in materia di cittadinanza, che verrà portato avanti congiuntamente dall’Università La Sapienza di Roma e dall’Università Paris Nanterre e che coinvolgerà anche altre istituzioni scientifiche, sia in Europa che in Sud America.

Segnaliamo che gli atti del Convegno verranno prossimamente pubblicati, di modo da dare larga diffusione a quanto è stato detto nel corso di questa importante giornata di studi.