La nuova tutela giurisdizionale dei diritti dei migranti. Note a margine del d.l. n. 13/2017

L’incremento dei flussi migratori di cittadini non provenienti dal territorio dell’Unione europea impone di migliorare la risposta alla domanda di giustizia di quanti, giunti nel nostro paese, ambiscono ad ottenere il riconoscimento, a vario titolo, del diritto a permanere nel territorio dell’Unione. La scelta del Governo, che interviene con il decreto legge n. 13 del 2017, consiste nell’incremento delle dotazioni del personale chiamato ad occuparsi di procedimenti in materia di tutela dei diritti dei migranti, nonché in un’opera di ristrutturazione delle norme processuali

Di Angelo Danilo De Santis -
D.L. 17 febbraio 2017, n. 13 Premessa. Sarebbe sufficiente far notare che l’art. 19, 1° comma, d.l. 13/2017 (recante «Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell’immigrazione illegale») sancisce il cambio di denominazione dei centri di identificazione ed espulsione, destinati a chiamarsi, d’ora in poi, «centri di permanenza per i rimpatri», per suscitare il sospetto che si tratti dell’ennesima operazione di legislazione di “immagine” e la conseguente consueta sfiducia da parte degli operatori del diritto nella qualità del nuovo intervento legislativo. In realtà, con il d.l. 13/2017, . . .